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Per coloro che hanno conosciuto l’esilio,
il peggio sarebbe l’aurora che emerge senza memoria dell’abisso
dove andrebbero a perire le parole senza eco.

Da Ils ont deux ciels entre leurs mains, La Passe du vent, Vénissieux, 2013, p. 5

Africano universale il mio primo grido
d’AFRICA ombelicale il mio promo giorno
la stessa luce ardeva sull’ISOLA,
intorno a me neonato straniero,
parole straniere, straniero fino
in FRANCIA
dove appresi a leggere, a scrivere,
a contare anche i miei amici …
Da “Lettera a Gramsci” , Le cri de l’aube /L’urlo dell’alba, Cuec, Cagliari, 2012, p. 65

Marc Porcu (1953-2017) è stato un poeta, traduttore, animatore culturale e operatore sociale sardo-francese. Nato in Tunisia da padre sardo e madre siciliana, ha insegnato per anni nelle banlieues di Lione dove, come ha scritto Giovanni Dettori, “ha dato corpo poetico a una realtà misconosciuta e marginale”. Abile performer dalla voce carismatica e profonda, è stato spesso ospite con il figlio Dimitri e l’amico jazzista Louis Sclavis di Festival di poesia e di jazz, costruendo duraturi rapporti di scambio e collaborazione, come è successo ad esempio con il cagliaritano Marina Cafè Noir. Autore di numerose raccolte poetiche (alcune edite anche per il mercato italiano, come Le cri de l’aube /L’urlo dell’alba. Cuec 2012), ha tradotto in francese molti autori sardi e italiani, tra i quali Giulio Angioni, Mario Rigoni Stern, Sergio Atzeni, Francesco Abate, Flavio Soriga, Luciano Marrocu.

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