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Nella vita non contano i passi che fai, né le scarpe che usi, ma le impronte che lasci.

Caro visitatore scalzati, lascia le tue scarpe sull’uscio di questo viaggio; addentrati a piedi nudi seguendo le tracce di storie, persone, territori; questo è un luogo di rispetto che parla di eguaglianze, di memoria, di trasmissione…

Vieni, muoviamoci insieme presi per mano dai bambini di Fès, mentre ci tingiamo i piedi di nomi e arcobaleni, lungo una mappa fatta di emozioni che giunge ai bimbi di San Nicolò d’Arcidano, alle comunità sarde a Marsiglia, ad Alessandro e la sua famiglia, ai diritti perduti, ritrovati, difesi a costo della vita, all’integrazione, alle culture che si intrecciano sopra l’ordito di geografie sonore. Su e giù per il Mediterraneo per autodeterminarsi, per essere felici. Sotto l’occhio di Rosi Giua, che di questa esperienza ne ha fatto un racconto, le grandi immagini ci attraversano, i suoni vibranti di Simone Dulcis accompagnano i passi; i video sono la sintesi della ricerca e delle fondamentali connessioni, una costruzione di reti che suggerisce la via: i progetti di Medu sulle torture in Libia, le case effimere di cartone nel centro di Bruxelles, il progetto Overlap che indaga la biologia culturale dei fenomeni migratori. Contrappunta con il materiale documentario l’arte: l’istallazione di Monica Lugas è un requiem di stoffe vivaci, la carta nautica di Lea Gramsdorff un’epopea senza tempo.

Efisio Carbone


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