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L’interesse per la letteratura migrante ha conosciuto un deciso incremento negli ultimi tempi, specie in relazione al costante aumento dei flussi migratori nella loro complessa diversificazione. Se da un lato la produzione testuale classica – il libro – è ciò che più evidenzia questo rapporto tra la migrazione e la letteratura – talvolta eteroprodotta -, esistono una serie di altri prodotti testuali che ispessiscono le già fitte trame di una narrativa complessa e dalle dinamiche multiformi. In senso più strettamente geografico, il riferimento alla cartografia costituisce un esempio di questa produzione testuale “altra”, ma padrona di un potenziale narrativo forte e sensibile, capace di penetrare a fondo nell’immaginario soprattutto per via della sua forte e crescente distribuzione mediatica, che ne altera spesso i contenuti e i significati.

La produzione cartografica, fortemente sviluppatasi negli ultimi tempi, specie in relazione alla notevole crescita delle mobilità umane nell’area Mediterranea pone però un problema che è in una certa maniera contingente alla sua stessa natura: quello della veridicità dell’informazione, dell’estremizzazione di una rappresentazione già per sua stessa natura falsata e simbolica. Appoggiandosi spesso su un dato numerico, l’elemento cartografico raramente riesce a riprodurre fedelmente quelle che sono le dinamiche più precisamente emozionali e sensibili di una cartografia che si è “disumanizzata” nel tempo, con la normalizzazione e la spettacolarizzazione del fatto migratorio lungo le coste mediterranee. Oltre il dato strettamente cartografico, anche altri tipi di narrazione concorrono a raccontare la migrazione: musica, suoni, pratiche territoriali diverse.

Questo contributo, seppur in maniera non esaustiva, mostra i primi risultati di un iter laboratoriale che ha portato alla costruzione di uno “spazio relazionale” interculturale, fornendo elementi di comprensione sul dato migratorio che si discostano da quello più numerico e inflazionato che viene mediaticamente diffuso. La gestione del rapporto umano tra ricercatore e individuo ha portato da un lato dei risultati considerevoli sotto il profilo umano e personale, dall’altro degli elementi di novità che accrescono la comprensione di un fenomeno estremamente complesso e multistratificato come quello migratorio attuale, fornendo elementi utili a meglio definire il sistema spaziale e il dato cartografico in fatto di rotte e flussi migratori.


Dipartimento di Lettere, Lingue e Beni Culturali, Università di Cagliari

gaiasgianluca@gmail.com / gianluca.gaias@unica.it

Gianluca Gaias si occupa principalmente di geografia umana e urbana, con riferimento particolare alla città e alle sue forme, specie in relazione a elementi riconducibili ai movimenti migratori. Dinamiche di territorializzazione, emersione di nuove pratiche e nuovi spazi urbani di carattere rilevante, con un focus specifico sull’elemento religioso sono i punti principali della sua ricerca. Tra gli altri progetti in corso, prende parte a un’equipe italo-francese (MSH Val de Loire, Tours – EMAM Equipe Monde Arabe et Mediterranée), che porta avanti un progetto di ricerca legato alle dinamiche patrimoniali e turistiche in Marocco.

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