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Il distretto di Beyoğlu, uno dei distretti storici nel centro di Istanbul, è sempre stato caratterizzato da un mix sociale e culturale unico, uno dei centri più rappresentativi del cosmopolitismo della megalopoli turca. Tuttavia, un recente processo di gentrificazione, catalizzato da progetti di sviluppo urbano, ha fatto scomparire una quantità crescente di luoghi di memoria e modificato radicalmente non solo l’aspetto estetico dell’agglomerato urbano, ma anche e soprattutto gli spazi e i rapporti sociali e relazionali. In era repubblicana, l’area ha progressivamente rappresentato uno dei punti nevralgici di Istanbul per quanto riguarda la presenza di luoghi-simbolo della faccia della Turchia secolare e kemalista, nonché di una mentalità caratterizzata da maggiore libertà di pensiero e di espressione e da uno stile di vita moderno in opposizione alle precedenti regole tradizionali del regime ottomano.

Ciò si innestava su un tessuto sociale composto, come retaggio dell’età ottomana, da una forte presenza di popolazione non musulmana di greci, armeni e migranti dell’Europa occidentale. Nel corso dei decenni gli abitanti di Beyoğlu hanno subìto un cambiamento continuo, principalmente a causa di fattori politici e tensioni, come lo scambio forzato di popolazione tra Grecia e Turchia del 1923 o il pogrom anti-greco del settembre 1955. Tuttavia, in qualche modo ha sempre mantenuto la sua caratteristica unica di ospitare minoranze e comunità emarginate e ha sempre rappresentato uno dei luoghi più rappresentativi del cosmopolitismo della metropoli che si affaccia sul Bosforo, a cavallo tra Europa e Asia.

Questo distretto cosmopolita, multi-religioso e tendenzialmente filo-secolare negli ultimi decenni sta attraversando una nuova fase di trasformazione, caratterizzata da commercializzazione, depoliticizzazione, progetti di gentrificazione e sviluppo urbano su larga scala e orientato al mercato. La presenza delle comunità che tradizionalmente popolavano Beyoğlu è fortemente messa in discussione da progetti volti a “ripulire” e ristrutturare i quartieri più degradati del distretto. Tali progetti non riguardano solo l’edilizia abitativa e l’urbanistica, ma prevedono anche una vera e propria gentrificazione attraverso la sostituzione del melting pot che caratterizza fortemente quartieri tradizionali come Tarlabaşı o Tophane con un nuovo target di residenti appartenenti alla classe media di etnia e lingua turca, tendenzialmente omogeneo dal punto di vista economico, sociale e anche politico. Specialmente nel quartiere di Tarlabaşı, questo processo si è dovuto scontrare con le forti e continue resistenze della popolazione locale, che ha impedito lo svuotamento e la sostituzione della sua popolazione e la ristrutturazione dell’architettura urbana andato avanti in maniera evidente nei quartieri confinanti come ad esempio Cihangir o Talimhane.


Dipartimento di Scienze politiche e sociali
Università di Cagliari

e-mail: cs694fe@gmail.com

Carlo Sanna è un giovane studioso di Storia e Istituzioni della Turchia contemporanea, laureatosi con una tesi sui Rapporti tra Turchia e Unione Europea durante il primo mandato dell’AKP (2002-2007). Oltre a varie pubblicazioni sui temi relativi all’evoluzione dei processi politici e storici nel periodo repubblicano, ha lavorato come tirocinante presso la Hrant Dink Vakfı a Istanbul, dove ha collaborato a un progetto di ricerca sulle migrazioni siriane in Turchia e la percezione pubblica del fenomeno migratorio. A Istanbul ha studiato e vissuto i luoghi segnati dai processi e dalle politiche di gentrification, approfondendo il tema e includendolo nei suoi ambiti di interesse, che comprendono la storia e le istituzioni della Turchia repubblicana e il suo processo di integrazione europea.

 

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