La ricerca si propone di esaminare, dal punto di vista dello storico dell’arte, alcuni episodi della storia della rappresentazione della città di Cagliari nell’Ottocento, secolo nel quale numerosi viaggiatori hanno contribuito a definire l’evolversi dell’immagine urbana attraverso un racconto che appare chiaramente condizionato sia dal background culturale sia, soprattutto, dalle motivazioni del viaggio. In particolare, l’attenzione si concentrerà sulla produzione ancora significativamente legata al vedutismo topografico di marca settecentesca ascrivibile a viaggiatori giunti in Sardegna per svolgere specifiche mansioni, le quali, pur nell’eterogeneità della committenza, hanno condotto a una trascrizione del paesaggio urbano caratterizzata dall’attenzione per una ripresa lucida del dato reale e da una ricercata sintesi tra certezze matematiche e sensibilità pittorica.
Tra gli esempi più significativi in tal senso sono le vedute realizzate da Giuseppe Verani, giunto in Sardegna nel 1806 a seguito del re Vittorio Emanuele I, in qualità di “artista di corte”, e le tavole di Giuseppe Cominotti ed Enrico Marchesi, gli ingegneri piemontesi inviati in Sardegna nel 1823 per la costruzione della Strada Reale Carlo Felice.
Alla precisione topografica e al prevalente punto di vista panoramico degli esempi citati, si è sostituita, nelle vedute prodotte nella seconda metà del secolo, un’attenzione descrittiva e narrativa insieme, non scevra da accenti di sapore romantico, testimoniata dalle illustrazioni dei resoconti dei viaggiatori alla scoperta della “inesplorata” Sardegna, la terra esclusa dalle tappe consuete del Grand tour settecentesco. Un ruolo determinante ha avuto il modello imposto dalla ripresa fotografica che ha inaugurato, grazie alla capacità di isolare specifici frammenti di spazio e tempo, una nuova visione del mondo.
Si è definita la costruzione di un ampio mosaico di vedute stereotipate caratterizzato dall’attenzione per la rappresentazione degli scorci interni e dei monumenti storici della città, destinato a imporsi con tenacia nell’immaginario collettivo. Un esempio illustre è costituito dall’opera del francese Gaston Vuillier, annoverata tra le più importanti raccolte iconografiche del XIX secolo sulla Sardegna.